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Cara Giulia,

parlare di felicità è veramente una cosa ardua. Il rischio di sfociare nel buonismo zuccheroso è molto alto. E so che questo articolo potrà essere posto al setaccio dagli esperti, che forse lo troveranno banale; oppure dai cinici … quanti ne abbiamo incontrati! Questi ultimi sappiamo che non hanno la profondità dei disillusi o la leggerezza degli ironici, e spesso ostentano una mancanza di rispetto verso tutto e tutti, in nome di quella verità che credono di possedere.

Ma noi andiamo avanti lo stesso, che dici? Io una verità non ce l’ho, ho molte prove che la felicità esiste, si può perseguire e fa bene condividerla.

Se si pensa alla felicità come uno stato in cui una persona è felice per tutta la vita, senza dubbi, crisi o turbamenti andiamo fuori strada e si, saremmo davvero ingenui nel pensare di poter sostenere la credibilità di una vita senza scosse. E non condivido l’idea della felicità come fatto “esclusivamente” personale, un diritto acquisito così come formulato nella Dichiarazione d’indipendenza americana in cui “a tutti gli uomini è riconosciuto il diritto alla vita, alla libertà, e al perseguimento della felicità”.

Sia tu che io, ma non siamo le sole, crediamo e promuoviamo nel nostro piccolo e ovunque possibile, il “diritto/dovere” di ridurre l’infelicità attorno a noi, unendo le forze, ma anche molto semplicemente condividendo la propria felicità, così come allegramente proponiamo nel nostro evento social AICP è per la felicità per celebrare la Giornata Internazionale della Felicità, il 20 Marzo di ciascun anno, istituita dall’ONU nel 2012.

“Auguro a tutte le persone del mondo una felice Giornata mondiale della felicità”! La ricerca della felicità è una faccenda seria. Far si che tutti gli uomini raggiungano la felicità è uno degli obiettivi principali delle Nazioni Unite” Ha dichiarato il segretario generale dell’ONU. I World Happiness Report addirittura misurano la supremazia della felicità interna lorda, anteponendola al prodotto interno lordo.

Si scrive di Felicità da sempre. La letteratura sul questo tema è infinita, da Epicuro che conosci così bene (e ancor prima) a Seligman (a anche dopo) che nel saggio  “Costruzione della felicità”, scrive:

“È arrivato il momento, insomma, che la scienza ci riveli la ricetta della felicità.”

In quel libro l’autore utilizza i termini felicità e benessere in modo intercambiabile, come termini generali per descrivere gli obiettivi generali della psicologia positiva, che comprendono le sensazioni positive (come la gioia e i comfort, cioè il sentirsi bene), ma anche le attività positive prive di aspetti sensoriali (come l’interesse e l’impegno).

Emozioni positive, sensazioni positive, gratificazione nell’espressione delle potenzialità personali e l’uso per qualcosa di più grande, per dare significato alla propria esistenza, portano a Felicità e Benessere. Come sai, anche se papà mi prende un pò in giro, la mia formazione in coaching punta al perseguimento della felicità, con allenamenti quotidiani che in primis noi coach dobbiamo perseguire se vogliamo essere credibili… e trasferirne il senso dentro casa, tra i nostri cari.

Ricordi la tesina che hai scritto per la maturità? “Il talento nella storia e nelle storie”, ecco mi riferisco a quel motore  che ha mosso i grandi e piccoli personaggi della storia che hai studiato alla luce della psicologia positiva, delle loro virtù e potenzialità riconosciute e che sono diventate potere e poi talento. Anche tu nel presentarla agli esami, hai avuto a che fare con un professore cinico, ma te la sei cavata alla grande!! Un’esperienza che è stata la base di tante altre esperienze, in cui hai avuto la forza di difendere le tue posizioni.

Ho una chicca trovata sul web riguardo la tua amata matematica, rifugio e scaccia pensieri dei tuoi momenti più bui, un gruppo di ricercatori dell’University College di Londra ha elaborato un algoritmo, tradotto in un’equazione, che riesce a prevedere accuratamente il grado di felicità che un individuo può sperimentare in base alle circostanze e alle sue vicissitudini. L’equazione sembra funzionare, infatti è stata testata con successo su un campione di oltre diciottomila persone. Ma per verificare ulteriormente la validità del loro modello gli scienziati si sono serviti anche di una app per smartphone, un gioco dove si guadagnano punti proprio in base alla tipologia di decisioni effettuate, non solo di carattere esclusivamente economico, ma anche scelte riguardanti la comune vita quotidiana, per esempio se andare al proprio ristorante preferito assieme ad amici.

I dati raccolti hanno spiazzato i razionali ricercatori: con grande stupore si sono accorti che a rendere più felici le persone, non hanno influito le ricompense economiche o altri benefis, piuttosto i desideri e le aspettative, come appunto … pensare di passare una serata in compagnia del proprio miglior amico.

Pare quindi finalmente che anche la matematica ci supporti nel dire che la felicità è una predisposizione dell’animo e si raggiunga a volte quando meno la si cerca, che è soggettiva (quello che rende felice me, non è detto che renda felice te… per questo spesso non riesco a darti dei consigli).

Credo che gli stereotipi indotti (vacanza da sogno, auto da urlo, vestito all’ultimo grido, discoteca e sballo) possano essere desideri e sogni di altri, che a volte si rischia di comprare a caro prezzo, rinunciando ai propri.

Credo che a volte la felicità si raggiunga paradossalmente rinunciando a quello che “sembra” felicità.

La felicità si trova facendo ciò per cui si è nati o si scopre sia importante, ritrovando l’entusiasmo del bambino, spesso cassato dall’iper realismo dell’adulto (ci hanno provato tanto con te, ma hai resistito!!).

La felicità si persegue seguendo le proprie attitudini, procurando la felicità agli altri in maniera incondizionata, tramite un qualunque semplice atto di dono e condivisione, anche di un sorriso o un abbraccio.  Non abbiamo bisogno di apparire felici, ma di esserlo veramente!

Un coach che si rispetti non impone le mani sul capo e fa la magia, non induce il senso di colpa nel proprio coachee, ma va alla scoperta con lui di cosa lo fa stare bene, come ottenerlo e aprirsi alle relazioni rigeneranti, con fiducia … “intelligente”.

Siamo fatti per amare e per essere amati, Da questo deriva la felicità e solo noi, in ogni occasione triste che la vita ci pone, possiamo scegliere se esserne portatori.

Tu con me lo fai ogni giorno e già solo il tuo abbraccio assonnato al mattino, mai scontato… sempre prezioso, rendono ogni mio giorno, un piccolo grande capolavoro.

Mariateresa Arcidiaco

Roma 14 Marzo 2016