Era marzo e proprio mentre la primavera, momento di risveglio e di rinascita, si stava avvicinando, nelle scuole, per le strade, tra la gente iniziava a circolare la notizia di un “lockdown” che avrebbe lasciato tutto e tutti sospesi…. ma ancora nessuno aveva bene il sentore di cosa questo avrebbe potuto significare.
Nessuno avrebbe immaginato che, un DPCM dopo l’altro, sarebbero state bloccate le frontiere, presidiati i confini delle Regioni e dei Comuni, fermate le fabbriche, chiusi i negozi e le case.
Abbiamo dovuto fare i conti con il “distanziamento sociale”, concetto così difficile da accettare, tanto più per chi, come i coach, si dedica alle persone.
Proprio per questo, tutti i Soci di AICP hanno sentito il bisogno ancor più forte di annullare la distanza e di esserci, mettendosi a disposizione di chiunque ne avesse bisogno.
Lanciata infatti durante i mesi di lockdown e conclusasi a fine giugno, la “Primavera del Coaching” quest’anno più che mai ha dimostrato di essere un’iniziativa di alto valore sociale, dando piena espressione ai valori e alla mission dell’Associazione che ognuno di noi sente fortemente propri.
Un’iniziativa diffusa fra la gente grazie a una capillare campagna d’informazione pubblicata sui Social media, che ha visto tutti i CC regionali uniti.
Nella nostra realtà del Coaching Club Lazio 17 coach hanno dato la propria disponibilità ad offrire gratuitamente percorsi di coaching a chiunque ne avesse fatto richiesta, senza definire un target di riferimento particolare, ma lasciando ampia apertura ai bisogni che questa situazione particolare avrebbe potuto generare nelle persone: accompagnare chi si sentiva confuso o in qualche modo colpito dalla situazione contingente, ma anche chi – grazie a questo brusco e inimmaginabile cambiamento – ha voluto cogliere l’opportunità per dare una svolta alla propria vita. Sempre con l’unico obiettivo di far ritrovare nel coachee la forza ed il valore delle proprie risorse utili ad affrontare tutto questo, e a sostenere la necessità di sviluppare nuovi skill, in particolare quelli atti a gestire un senso di generale insicurezza e i cambiamenti attesi.
Mai come durante la fase acuta della pandemia, difatti, il coaching è stato uno strumento di sostegno agli individui. Da una parte c’erano le difficoltà oggettive, quali quelle economiche, di perdita del lavoro o di paralisi delle attività commerciali; dall’altra, le difficoltà relative alla gestione delle emozioni rispetto a quanto ci stava accadendo: paura, solitudine, lutti, incertezza, impotenza, ma anche tanta voglia di reagire.
Ancora, è stato un periodo di rapidi e profondi mutamenti. Il virus, che sembrava averci fermato, per qualche verso è stato invece il catalizzatore di velocissimi cambiamenti: smart working, lavoro agile, didattica a distanza – una sfida per imprenditori, impiegati, docenti, studenti e famiglie, nessuno escluso.
Il coaching stesso e le scuole di formazione per coach hanno dovuto reinventarsi e adattarsi a nuove modalità.
Ora che la situazione sembra aver ripreso qualche parvenza di normalità, le ferite della crisi sono ancora aperte per moltissime persone, e in generale siamo ancora tutti in una fase di grande “sospensione”.
Se il ruolo del coach è stato fondamentale durante la crisi, lo sarà altrettanto in seguito, per assicurare una sostenibilità del cambiamento.
In tutta questa esperienza abbiamo ricevuto, più che donato.
Io stessa ho avuto la gioia di seguire una donna poco più che ventenne alle prese con una decisione per la vita: inizialmente confusa, con stupore ha riesumato desideri sepolti perché le sembravano “troppo per lei”.
Fabrizio De André cantava:
«Primavera non bussa lei entra sicura
Come il fumo lei penetra in ogni fessura».
Si diffonde, pervade, si sente: la primavera meteorologica come quella del coaching non si arresta e non si contiene.
Vedere un fiore umano sbocciare: questo per noi è il senso della Primavera del Coaching!
Facciamo che sboccino sempre più fiori. Facciamo che sia sempre primavera.
Gioia Magliozzi, Mascia Assogna – CC Lazio
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