Oggi, giugno 2014: tassi di disoccupazione al livello del ‘76, l’anno in cui ho iniziato a lavorare.
Cosa è cambiato in 38 anni, un po’ di pancia, perdita dei capelli, i superstiti sono innevati …, ma cosa centra? No, No, ho solo sbagliato domanda: cosa ho cambiato?
Sorrido (con un po’ di edonismo e soddisfazione), forse porle insieme è già un passo buono.
L’evoluzione delle aziende e delle persone che ci lavorano, ecco un bel titolo.
Come possono le persone cavalcare la crisi, o meglio ,l’evoluzione di oggi? Di che “persone che lavorano” hanno bisogno le aziende?
Sicuramente non di persone piene i slogan, modalità di fare, recitanti ruoli, letteralmente “fuori di sè”…
Ma lavoratori che pensano, capaci di riflettere su obiettivi, prassi, metodi, risorse, gestire la complessità e, finalmente, capaci di dare senso di ciò che fanno.
Apprendimento è la parola chiave per generare questi “pensatori”, basta con le ambiguità legate al termine formazione, addestramento.
Ma l’apprendimento è un processo continuo e come tutti i processi deve essere di qualità. E come tutti i processi deve essere monitorato, valutato, migliorato attraverso le famose azioni di miglioramento. Chi ha lavorato sulla qualità ha ben chiaro questi concetti.
Certo, parlando di sviluppo personale in ottica aziendale, l’associazione è rischiosa: chi me l’ha fatto fare ad addentrarmi in questi discorsi in poche righe
Possibile però, a patto di rispettare la volontà individuale e utilizzare metodi non invasivi, stimolanti, piacevoli, coinvolgenti, motivanti, “sviluppanti” … sensati e che aiutano a dare senso alla fatica, perché di fatica parliamo.
E qui finalmente entra il coaching, proprio come linea su cui inserire esperienze, studi, formazione … apprendimento
Linea verso obiettivi personali che se “per caso” o “dove”, anche in parte, si incrociano con quelli aziendali, spesso sociali, appare il miracolo: non è una linea, è un solco su cui seminare, accudire la vita che cresce. piante che crescono.
Ecco cosa ho cambiato: agisco con la “testa pensante”, qualcuno lo definisce agire riflessivo.