Se il giornalista de “Il Quotidiano” della Calabria ha fissato nero su bianco i contenuti sotto riportati, nel suo articolo del 10 giugno, senza che nessuna intervista sia stata da lui compiuta ma “solo” per aver preso (attivamente, mi verrebbe da dire) parte all’evento del 7 giugno da noi realizzato, non resta che rimanere orgogliosi per ciò che è passato e che in effetti è proprio ciò che volevamo far arrivare al pubblico dei partecipanti.

Il metodo del coaching parte dalla persona e alla persona arriva.

Dice pertanto bene il giornalista quando scrive “la trasformazione è possibile grazie al coaching, strategia di formazione che, partendo dall’unicità dell’individuo, offre strumenti per scoprire le potenzialità nascoste, farle emergere valorizzandole”.

Con questo evento non volevamo limitarci a fare i coach della teoria sulle ampie possibilità che noi tutti ANCORA abbiamo di costruire e raggiungere la nostra personale felicità, nonostante la crisi, interiore e esterna, che ci attanaglia fino a toglierci il fiato e la speranza.
Felicità qui da intendersi non come semplice divertimento o relax, ma come sommo bene per l’individuo e la società, come l'”eudaimonia” dei filosofi antichi, come quella gratificazione e realizzazione che la persona vive e avverte quando esprime al meglio ciò che è, quando mette in campo ciò che la caratterizza. Gli antichi avrebbero detto “è la condizione dello spirito buono che si nasconde in ognuno di noi e che finalmente si esprime al suo meglio”.

Se avessimo fatto solo della teoria, una giornata di pura formazione, saremmo potuti passare agli occhi di alcuni (o forse di molti) per chi “è solo bravo a parlare, tanto poi non sa nulla di come stanno realmente le cose e nulla fa”, per chi “vive isolato” da ciò che sta accadendo oggi nel mondo, nel nostro paese, città, quartiere. Avremmo rischiato di suscitare addirittura sentimenti di rabbia, perché chi non si sente compreso nella situazione che sta vivendo (che noi tutti stiamo vivendo) si sente solo nel suo dolore, per cui aggredisce, per difendersi.

Il nostro intento era quello di dire tutto ciò senza “arrivare a dirlo” e quindi ci siamo affidati a delle storie, quanto mai vere, autentiche e forti, emotivamente e non solo, di persone normali che coi fatti ci hanno dimostrato che “si può raggiungere ciò che si vuole, anche quando ti hanno strappato tuo malgrado la strada più semplice per arrivarci, occorre però volerlo e crederci e impegnarsi”. Ma non solo “che talvolta la crisi è l’opportunità che ti si presenta per capire se la strada che stavi percorrendo era realmente quella che ti rende felice”. Che un sinonimo di crisi potrebbe essere la parola “rinascita”.

Quelle storie ci hanno insegnato che “tutto ciò è possibile!”.

Che occorre creatività, voglia di rimettersi in pista, perseveranza, per taluni anche molto coraggio e resilienza, per altri tanto amore per se stessi e per l’altro, l’estraneo (amore fraterno), o tanta fede, entusiasmo per la vita, senso di gratitudine.

Ognuno di noi può sempre decidere da cosa “ripartire”, in cosa si riconosce di più, cosa di sé vuole mettere in campo e allenare nel quotidiano, ogni giorno, per diventare in quello specifico e particolare aspetto un talento… prima di tutto umanistico… e raggiungere con quel talento i suoi obiettivi di realizzazione personale, di felicità.

Questo era anche l’intento dietro il workshop del Coaching Circle, far toccare con mano, far sperimentare alle persone che “le verità sono dentro di noi, noi abbiamo tutte le risposte per farcela, occorre solo farsi le giuste domande”.

Noi coach di AICP non abbiamo verità assolute, ma solo strumenti e tecniche, una o più teorie a supporto, studi di filosofia e psicologia positiva e umanistica e, andando a zoomare più da vicino, un background formativo e di vita specifico e unico per ciascuno di noi. Oltre le competenze, sappiamo che è la nostra peculiare personalità e sensibilità che può aiutarci nel nostro lavoro, nel darci senza riserve e con professionalità ed efficacia, nell’essere totalmente “con e per l’altro”, nel raggiungimento degli obiettivi che la persona che ci ha scelto si è voluta assegnare.

Amiamo il nostro lavoro e amiamo farlo bene e ci piace realizzare giornate positive, costruttive, informative e di confronto come quella di sabato 7 giugno.

Dove ognuna delle 200 persone ci ha regalato qualcosa, di sé, ci ha aperto nuovi spazi di riflessione e di pensiero, per noi stimolo per una nuova e futura azione più efficace, sia durante il workshop del coaching circle, che grazie alle domande ai relatori, che attraverso i questionari di gradimento, con le loro espressioni mimiche e facciali, gli applausi e la loro presenza per tutta la durata dell’evento.

Un grazie a tutti voi (soci, coach, insegnanti, formatori, studenti, manager, counselor, dirigenti, etc etc) che incuriositi e assetati di conoscenza, siete venuti a incontrarci per conoscerci più da vicino, per capire ciò di cui ci occupiamo, per condividere la nostra filosofia AICP e per arrivare forse anche alla conclusione che “volendo tutti noi possiamo farcela nella vita anche senza un coach, ma è pur vero che un coach ci dimezza i tempi e ci ridà nuova speranza nel credere in noi stessi e nell’aiutarci a vedere quale potenziale positivo si cela in ognuno di noi che non aspetta altro che emergere e diventare un talento, se solo lo vogliamo”.