Si stima che entro il 2030, 1,12 miliardi di adulti saranno obesi.
Un dato preoccupante che causerà la diffusione delle malattie associate all’obesità, come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari, ma anche di quelle respiratorie, dell’ipertensione e di alcune forme di cancro.

Sebbene il sovrappeso sia generalmente attribuito a uno squilibrio tra l’apporto calorico e il dispendio di energia, recenti studi stanno dimostrando che i fattori genetici possono svolgere un ruolo considerevole nei confronti del metabolismo energetico e della suscettibilità all’obesità.
Sono ancora scarse, invece, le informazioni riguardanti la relazione tra il rischio genetico di sviluppare obesità e gli stili di vita, come la sedentarietà, la frequenza dei pasti, il consumo di acidi grassi polinsaturi, bevande zuccherate e cibi fritti.
Infatti, non tutte le persone grasse non fanno esercizio fisico, così come è assolutamente possibile che una persona naturalmente magra sia pantofolaia.
Essere grassi non è sintomo di mancanza di volontà, visto che, la ricerca prova che la maggior parte delle diete semplicemente non funziona a lungo termine (sbugiardando così la credenza popolare che essere grassi sia sinonimo di pigrizia) e, soprattutto, che le diete altalenanti possono causare molti più problemi di salute.
Infatti “se seguire una dieta funzionasse davvero, non sarebbe un mercato da 60 miliardi di dollari l’anno” (dott.ssa A. Janet Tomiyama – assistente universitario alla facoltà di Psicologia della California University ).

La mera logica secondo la quale basta mangiare di meno e fare più esercizio, per perdere peso, non è semplice. È invece irrimediabilmente semplicistica. Senza considerare anche il contrario: altrettanto gravi possono essere i problemi di salute delle persone sottopeso.

Entrambi gli estremi sono rischiosi, e nessuno mette in dubbio che una dieta bilanciata e il regolare esercizio fisico sono importanti. Ma il peso non è il problema di per sé.
Il problema è il nostro rapporto mentale con il cibo.
La relazione che abbiamo col cibo non dovrebbe definire chi siamo. E’ indispensabile quindi agire proprio su questa relazione.

E il miglior professionista di relazioni mentali è il coach.
Il coach infatti può aiutare la persona a riprogrammare la propria mente per ottenere il proprio peso ideale, non quello ideale per le riviste di moda o delle tabelle standard dei consulenti di settore. Il coach può accompagnare la persona a ristrutturare le abitudini e i percorsi mentali che, in modo automatico, condizionano il suo comportamento senza che essa se ne accorga, in modo da ottenere un corpo sano e in forma, senza diete, con l’aiuto invece dei propri pensieri, quindi della propria mente. E questi nuovi pensieri, faranno parte di quella persona per sempre.

Per questo un coach può fare la differenza nella salute e, di conseguenza, nella vita!