27 Agosto 2014 – Chamonix
ore 4.00 sveglia
ore 5.15 pullman verso Courmayeur

Courmayeur
ore 7.00 partenza TDS (www.ultratrailmb.com)

28 agosto 2014 Chamonix
ore 15.35 ARRIVO! C’e l’ho fatta!

32 ore e mezza, il tempo necessario per coronare un sogno, per completare un viaggio, un viaggio fatto di ansie, timori, insicurezze ma anche di euforia, gioia, passione e soprattutto consapevolezza. Consapevolezza di essere esattamente dove volevo essere, consapevolezza di potercela fare.

Come ci sono arrivata a coronare questo sogno? Quale era il mio obiettivo? Quali i valori che volevo soddisfare? Quale la mia motivazione?

Per rispondere devo fare un salto indietro, andare nel 2013, quando durante una sessione di coaching in veste di coachee (allenata) ho intuito quel sogno, che giaceva latente da qualche parte…fare una “gara” di 100 km di corsa in montagna. Non sapevo ancora bene cosa fosse un trail, figuriamoci un ultra trail. E nemmeno ora che l’ho chiusa ho la presunzione di saperlo, ma sicuramente so cosa si prova, so cosa significa la crisi, so cosa significa finire la benzina, essere sul punto di svenire, cadere a terra senza forze. So cosa significa dover fare forza alla persona che ti sta accanto con cui stai condividendo quel viaggio, quella passione, quella storia d’amore.

Durante quella sessione di coaching, ho fissato l’obiettivo, “Nel 2014 compirò 40 anni e per celebrare voglio finire una ultra”. Non è stato facile, non è stato lineare, proprio per niente!

Sentiamo spesso dire che quando si cade, si ci rialza più forti, che le sconfitte, i fallimenti temprano. Tutto vero ma SOLO se si usa uno strumento molto potente, la consapevolezza. Ne avevo all’inizio quando ho definito l’obiettivo ma non sarebbe bastata a coronare il sogno, per farlo ho lavorato su me stessa, sulla mia forza mentale più che sulla mia preparazione atletica. Quella è migliorata un poco, certo, come è migliorata la mia capacità di gestione a livello nutrizionale e nelle cose più pratiche. Dove metto le barrette, quanta acqua mi porto dietro, quando mangio…sono tutti elementi chiave per un ultra trailer. Se non bevi e mangi in modo adeguato per il tuo corpo rischi di stare male, rischi di doverti ritirare. Quel rischio non lo avrei corso, ero preparata. A febbraio del 2014 sapevo che la parte di me che non era pronta era la mente, la mia capacità di gestire la crisi che arriva per tutti, anche per i campioni, figuriamoci per una “schiappa” come me. E allora cosa ho fatto? Ho iniziato ad allenare la mia mente con gli strumenti che io stessa come coach utilizzavo con i miei clienti. L’ho fatto con costanza, determinazione, entusiasmo e soprattutto metodo. Mi sono auto-disciplinata in un percorso di acquisizione di consapevolezza sempre maggiore, consapevolezza della motivazione che mi dava la forza di resistere, consapevolezza dei miei punti di forza, consapevolezza dei miei limiti, consapevolezza delle mie paure. Uno ad uno questi elementi li ho allenati!

E quando un mese prima della gara durante un trail con amici ho messo a dura prova il mio più grande limite è accaduto che la vocina ad esso legata mi ha tentato sussurrandomi “molla, non c’è la farai mai” …ed ha perso. Rovinosamente.

Io quel sogno l’ho coronato e l’ho fatto grazie alla preparazione mentale acquisita col mental coaching. Un detto popolare dice “chi fa da sé fa per tre”…non sempre funziona, nel mio caso ha funzionato ma perché avevo gli strumenti, conoscevo il percorso, seguivo un metodo! Ed allora posso affermare con certezza che non sono state le gambe a farmi finire l’ultra trail…quelle mi hanno mollato ancora al 75 km, ricordo bene il momento, appoggiata sui bastoncini con la vocina che sussurrava “basta non ne hai più..sei stremata”. Erano le tre di notte, la salita del “Col de la Gitte” ci aspettava…nel sentire quella vocina ho però realizzato che il mio sogno era più importante, ho realizzato che pur essendo in riserva il motore funzionava, le gambe erano in blocco ma testa e cuore no, quell’equilibrio su cui avevo lavorato per sei mesi era solido, ero ben ancorata al sogno e intendevo perseguirlo. Abbiamo proseguito, abbiamo faticato, abbiamo “corso” sul filo dei cancelli orari, ma niente e nessuno mi, e ci, avrebbe potuto fermare. Su quel sogno io ci avevo lavorato, avevo studiato ed avevo elaborato una strategia ben precisa, per quel sogno avevo faticato, sudato, pianto e gioito. Ed ora che è diventato realtà posso solo continuare a sognare e a supportare altri nella realizzazione dei loro di sogni perché so bene quanta fatica costa ma anche quanto valore lascia. #sognaingrande