Il cerchio è una figura geometrica estremamente affascinante.
Il fascino di questa figura geometrica è molto antico. Platone considerava il cerchio come la figura geometrica perfetta. Per il Buddismo Zen il cerchio significa illuminazione.
La terra la disegniamo come un cerchio, così come il sole, la luna e tantissimi pianeti.
Ci sediamo in cerchio, ci si mette in cerchio intorno ad un focolare e ci si accampava in cerchio.
Anche C. G. Jung si è espresso ampiamente su questo simbolo: “Il cerchio si manifesta nel culto solare dei primitivi o nelle religioni moderne, nei miti o nei sogni, nei motivi mandala dei monaci tibetani, nei piani astronomici, indica sempre l’aspetto essenziale della vita, la sua complessiva e definitiva globalità.”
Insomma, sembra proprio che questa figura abbia qualcosa di speciale.
Per questo, uso la figura del cerchio per proporre alcune riflessioni, che non riguardano la geometria, ma ben altre “sfere“.
Per questo, uso la figura del cerchio durante le mie lezioni, come metafora di vita.
Seguimi un istante. Prendi carta e penna e disegna un cerchio.
La prima cosa che puoi notare è che quando disegni un cerchio parti da un punto (punto iniziale) e termini nello stesso punto (punto finale).
E’ come se non ci fosse differenza tra il punto di inizio e il punto di fine.
Cosa ti ricorda?
Probabilemente, la vita e la morte.
Sembra che la nascita sia la morte di qualcosa (pensa alla bruco) e che la morte sia la nascita di qualcos’altro (pensa alla farfalla).
Proprio come nel cerchio: non c’è distinzione! Sono la stessa cosa.
Anche quando un bambino viene al mondo (nasce), in realtà sta “morendo” la sua vita nel grembo!
Allora, probabilmente, anche quando un adulto muore, sta nascendo in qualche altro modo, in qualche altra forma. Esattamente come ci ricorda il cerchio.
Seguendo questa scia di pensiero, il cerchio potrebbe anche suggerirci che il “segreto della vita” sia quello di tornare “al punto di partenza“.
Qual è il nostro punto di partenza? L’essere bambini: curiosi, aperti al mondo, sorridenti, capaci di meravigliarci per le piccole cose, privi di preconcetti e di resistenze mentali.
“Lasciate che i bambini vengano da me; non glielo vietate, perché il Regno di Dio è per chi assomiglia a loro. In verità io vi dico che chiunque non avrà ricevuto il Regno di Dio come un bambino non vi entrerà affatto” (Evangelo di Marco al capitolo 10, i versetti 13 a 16)
E ancora.
Nel cerchio, il punto più distante dal punto di partenza non è il punto opposto, ma il punto di fine!
Mi spiego meglio.
In termini temporali (cioè il tempo che impieghi per disegnare il cerchio), il punto opposto all’inizio, sarà la fine.
Insomma, il punto più lontano dal punto di inizio è il punto di fine.
Ora, nel cerchio questi 2 punti combaciano!
Come se il punto più lontano da te, in realtà, fosse il punto più vicino a te.
E infine.
Il cerchio è un percorso obbligato.
Come nella vita devi necessariamente fare un determinato tragitto per arrivare alla fine, allo stesso modo, devi tratteggiare una certa linea se vuoi fare un cerchio.
Ci sono delle regole da rispettare se vuoi disegnare un cerchio.
Ci sono delle regole da rispettare se vuoi vivere un’esistenza degna di essere chiamata vita.
Altrimenti, non avrai disegnato un cerchio. Ma qualcos’altro.
Altrimenti, non avrai davvero vissuto. Ma qualcos’altro.
E’ vero: per disegnare un cerchio devi fare un percorso obbligato, però, puoi sempre variare le dimensioni di quel cerchio… e della tua vita.