C’è una differenza enorme tra l’atteggiamento mentale delle persone che hanno successo e riescono in quasi tutto quello che fanno, e l’atteggiamento mentale delle persone che invece si arrendono sopraffatte dagli impedimenti, scoraggiate, stanche e demotivate perché a loro invece, non ne va mai bene una… La PNL nasce proprio dall’aver scoperto questo ed altri interessantissimi dettagli.

L’atteggiamento mentale, ossia il modo in cui ci poniamo di fronte al mondo, in cui ne selezioniamo e valutiamo gli elementi e ci facciamo domande e cerchiamo risposte in merito ad essi, svolge davvero un ruolo fondamentale.

Ecco allora un piccolissimo strumento per esercitarsi. Esercitarsi in cosa?

Ad assumere una prospettiva più utile e funzionale, più efficace, del comune atteggiamento di rassegnazione e di lamentela in cui siamo tutti fin troppo bravi.

Facciamo qualche esempio:

di fronte ad una situazione difficile siamo soliti chiederci immediatamente “perché proprio a me, cosa ho fatto io per meritare …,” o siamo sopraffatti da sentimenti negativi, sensi di colpa, autocritica, o ricerca di alibi esterni, tutti atteggiamenti che ci impediscono di affrontare lucidamente la situazione e, soprattutto, di uscirne o risolverla.

Uno strumento utile per andare in questa direzione è piuttosto quello di allenarsi a trasformare le domande disfunzionali in “domande giuste”, ossia funzionali e utili a superare il momento.

Le domande giuste hanno almeno queste 3 caratteristiche:

  1. Cominciano con “come o cosa posso fare per….”, e sono a risposta multipla o aperta; le domande a risposta chiusa ci consentono solo un si o un no (e ci mettono spalle al muro), quelle aperte facilitano la ricerca e poi la scelta tra più opzioni possibili;
  2. Quindi ci spingono all’azione, cioè a mettere in atto proprio una delle opzioni scelte, così da poterci sentire attivi, attori di un cambiamento o di vantaggi utili, e non fatalmente passivi e succubi;
  3. Ci lasciano emozioni e sentimenti positivi o di apertura rispetto alla situazione iniziale, nella quale provavamo sicuramente uno stato di impotenza, frustrazione o rassegnazione.

Facciamo adesso un esempio: di fronte ad una situazione critica qualcuno, giorni fa, mi diceva “non so perché mi capita questo…, non riesco a fare diversamente, non riesco ad evitare che mi succeda…”.

Trasformiamolo ora in domande funzionali, e vediamo come diventa:

“Cosa posso fare per evitare che mi capiti ancora questo…?”, oppure “come posso evitare che mi accada…?”

Ogni giorno ci capitano occasioni pratiche per svolgere questo semplicissimo esercizio: allenati a praticarlo e nota la differenza. :-)